Nell’ambito del corso della personalizzazione “Squarci di Cultura” lo scorso giovedì la nostra classe IV, accompagnata dalla preside Ghilardi e dalle professoresse Dolci e Fraccia, ha assistito alla rappresentazione dello spettacolo “I Promessi Sposi alla prova”, di Giovanni Testori: una grandiosa possibilità, oltre che di vedere in scena parte del programma di letteratura italiana, anche di vedere in atto le potenzialità del genere teatrale e della letteratura, capace di parlare e di colpire uomini e donne, anche a 150 anni di distanza dalla morte del suo autore.

Il 1984 è stato l’anno del debutto – con la regia di Andrée Ruth Shammah – del nuovo lavoro di Giovanni Testori: una rilettura critica dei Promessi sposi di Alessandro Manzoni, una “messa alla prova”, da parte di una piccola compagnia di paese. «Ci sono momenti storici in cui alcuni testi ci sembrano necessari – commenta la regista – Testori ha accolto, tradito o tradotto le parole di Manzoni in una nuova forma che rende contemporanee e facilmente comunicabili verità antiche di cui abbiamo nuovamente bisogno. Con questo spettacolo, non solo si vuole restituire al pubblico uno dei capisaldi della letteratura italiana e far conoscere e amare la riscrittura di Testori, ma si intende esortare a camminare con una nuova consapevolezza nel nostro tempo e a riscoprire i fondamenti del Teatro, come lo intendo io, ancora e sempre di più.»

Come Manzoni, anche i nostri ragazzi sono stati “messi alla prova”: 200 minuti di spettacolo, tanto incredibilmente affascinante, quanto assolutamente di non facile comprensione: quattro piani autorali, oltre ai diversi livelli metateatrali. Gli attori, in un dialogo costante col pubblico, devono scoprire il personaggio da interpretare, sia come era pensato nella mente del Manzoni, che nella mente di Testori, e farlo proprio.

Protagonista fondamentale, sempre presente e mai in scena, svelato solo alla fine, è la speranza, cui tutti gli attori inneggiano.
Lo spettacolo ha sorprendentemente fuso diversi piani narrativi mettendo in scena vicende tratte dal romanzo manzoniano e tematiche e circostanze attuali, vissute in prima persona dagli attori stessi che interpretano i personaggi. Così il testo di Testori ha permesso di affondare lo sguardo nell’umanità dei personaggi manzoniani, dando loro uno spessore tale che ha sorpreso e scosso il pubblico.
Forse mai come oggi, in tempi difficili o oscuri (come potevano essere anche quelli della dominazione spagnola raccontata da Manzoni, con guerre, pestilenze, bravi e potenti vari…) serve andare a teatro a vedere opere così per lasciare aperta la porta? “Quale porta?” – domanda Perpetua/Rita come penultima battuta. Per conoscere la risposta, non vi resta che, seguendo il nostro esempio, andare ad assistere allo spettacolo!

