In un’aula magna gremita arriva una bellissima ragazza di 26 anni, trafelata ma con un sorriso splendente che non verrà mai meno durante il dialogo coi ragazzi, anche nei passaggi più drammatici. Najla oggi è un’atleta che dopo aver vinto diversi titoli italiani, si sta preparando per le olimpiadi nella specialità di salto con gli ostacoli e corsa campestre. Ha deciso di raccontare la sua storia davanti agli studenti e agli insegnanti del Liceo Shakespeare.
Coach Nike per l’Italia, Najla ha appena concluso un contratto con la Ducati. Il padre è libico, guardia del corpo di Gheddafi, mentre la mamma è nata in Marocco. Una famiglia benestante ma il padre, intuendo l’imminente cambio di rotta del Paese, invia la moglie e le tre figlie in Italia per garantire loro un futuro migliore.
Dopo qualche anno la mamma organizza una vacanza in Marocco che però si trasforma in un incubo: lo scopo è organizzare un matrimonio. Najla non ci sta, si inventa una gara in Italia, ottiene il permesso di prendere un aereo da sola e riesce a fuggire.
Arrivano momenti bui: il tentato suicidio dopo lo scampato matrimonio e il rinnegamento della famiglia, i giorni di carcere per aver tentato di rivedere le sorelle in Africa. I ragazzi intanto ascoltano, sorridendo alle battute della giovane, ma con gli occhi increduli e sgranati davanti al suo racconto. Iniziano poi le domande: sulla religione e sulla famiglia. “Sono musulmana – dice la Najla – ma non potendo frequentare la moschea vado a messa perché credo che Dio sia uno solo. Lo sport è la mia vita. Spero che i miei genitori possano essere fieri di quello che sto facendo”.
Suona la campanella, ma tutti vorrebbero fermarsi perché quando incontri qualcuno che con ogni fibra del suo essere afferma la positività ultima della vita, non ti vorresti più staccare perché è ciò di cui tutti abbiamo bisogno.
