Sabato 11 settembre tutti gli insegnanti dello Shakespeare hanno partecipato a un convegno di formazione dal titolo “Chiamati a insegnare nella scuola cattolica. Di cosa ha ancora bisogno la scuola?” organizzato dall’Associazione Rischio educativo.
La giornata si è articolata in quattro interventi che hanno messo a tema il proprium della scuola cattolica, sintetizzato dall’espressione “educare istruendo”, che sottolinea l’imprescindibilità della finalità educativa nella scuola.
Si educa non solo con le parole, ma ogni azione di un docente è comunicazione di ciò che lo costituisce. Gli interventi dei quattro relatori hanno ribadito con modalità diverse che il fine della scuola e in particolare di quella cattolica è far crescere uomini e donne capaci di stare di fronte a tutta la realtà con gusto, alla ricerca del senso, del significato ultimo. Questo è facilitato dall’ avere davanti adulti (i docenti in primis) che vivono e offrono un’ipotesi esplicativa del reale che l’alunno dovrà sottoporre ad una personale verifica. E il punto di partenza sono le diverse discipline, quegli spaccati di realtà che hanno appassionato il cuore di ogni insegnante. Come ha ben chiarito alla fine del suo incontro il Rettore del Sacro Cuore di Milano, la condizione per favorire questa crescita nei nostri alunni è innanzitutto la passione al proprio cammino umano di noi docenti, perché nessuno educa se non è educato.
Questa giornata chiude una intensa settimana di formazione dello Shakespeare che si è aperta martedì 7 con la partecipazione di alcuni docenti (gli altri erano già in classe!) a una giornata di formazione online, organizzata questa volta dalla Fondazione Sacro Cuore, in collaborazione con l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, sul tema “Osservare”: un dialogo con Monica Scholz-Zappa, docente presso l’Università di Friburgo in Brisgovia, e Guadalupe Arbona Abascal dell’Università Complutense di Madrid, che ha messo a fuoco l’importanza nella didattica di una ricerca sincera e appassionata che ha nell’azione dell’osservare non solo il suo principale strumento, ma anche la possibilità per tutti – docenti e allievi – di una vera crescita personale.
Avere la consapevolezza che l’educazione è un ‘opera infinita e sentire l’urgenza di non finire mai di imparare fa salire in cattedra ogni giorno con l’attesa certa che qualcosa di grande accadrà, basta imparare e aiutarsi a guardare bene, anzi ad osservare!
