Il Decameron di Boccaccio e il genere della novella rappresentano una tappa fondamentale per conoscere a fondo il percorso della letteratura italiana ed europea. La docente Marta Dolci, insieme agli studenti della classe seconda, ha affrontato il tema della novella a partire da una delle raccolte più famose, Il Decameron di Boccaccio, illustrando non solo il contenuto e lo stile caratterizzati da realismo, brevità e ironia ma anche lo scopo, costituito dal diletto e dall’insegnamento, ma soprattutto l’analisi della cornice storica ossia la devastante epidemia di peste che colpì nel 1348 la città di Firenze. Il fascino dell’opera di uno dei padri della letteratura italiana è stato restituito attraverso la lettura diretta dei testi in volgare.
“L’epidemia di peste – spiega la docente Dolci – ha provocato una disgregazione della società a tutti i livelli simile sotto certi aspetti a quanto è accaduto con il Covid 19. Una situazione che tutti noi abbiamo vissuto. Da qui la proposta di Pampinea, la più grande delle sette donne, a cui si aggiungeranno poi tre uomini, di lasciare Firenze. La proposta della donna alla quale tutta la brigata aderirà, però, non voleva solo evitare il contagio ma per diventa l’occasione per riflettere, comprenderai, rigenerarsi con l’obiettivo di tornare a Firenze così da rifondare la città secondo principi e valori più umani e più giusti”.
Prosegue la docente: “Ci siamo inoltrati nella lettura dei testi scritti nel volgare del ‘300. Con la novella ‘Chichibio e la Gru’ abbiamo affrontato il tema della beffa, dell’arguzia e dei motti di spirito. Con la storia di Andreuccio da Perugia abbiamo osservato la trasformazione e la crescita morale del protagonista mentre la novella di Federigo degli Alberighi ci ha dato l’opportunità di riflettere su fenomeni quali l’amore e il sacrificio. Abbiamo concluso con il racconto di Griselda, emblema della grandezza d’animo. Tutti testi che, insieme alla descrizione della peste che ha richiamato l’emergenza del Covid, dimostrano la grande attualità e la straordinaria profondità dell’opera di Boccaccio”.
